Signor Direttore,
da tempo ormai è in vigore, presso la struttura da Lei diretta, un protocollo con l’Asl di riferimento per cui alcuni soggetti ristretti che palesino, sia al momento dell’ingresso in istituto sia successivamente, una difficoltà di tipo psicologico-psichiatrico vengono sottoposti ai diversi grading di rischio previsti in esso.
Se non si ha nulla da obiettare su tale protocollo che ha lo scopo di salvaguardare l'incolumità delle persone ristrette ci permettiamo di segnalarLe che, in alcuni casi la sottoposizione a tali grading avviene nelle sezioni ordinarie con l'inevitabile accollo di responsabilità in capo all'operatore di polizia penitenziaria in aggiunta a tutte le responsabilità e alle diverse attività da far svolgere alle persone ristrette a scapito della necessaria attenzione da riservare alle persone da controllare assiduamente.
Per tanto si richiede, qualora possibile, l'allocazione di tali soggetti in reparti dedicati e, soprattutto, un più frequente controllo dei grading di rischio da parte dei sanitari poichè si ha notizia di grading di rischio attivi da mesi e ciò, francamente, ci sembra non funzionale.
Una ragionevole presa in carico delle persone ristrette sottoposte a grading di rischio, a nostro parere, non dovrebbe superare un arco temporale superiore ai 15 giorni dopo il quale vanno messi in campo azioni mirate e più incisive da parte delle altre figure all’uopo destinate.
In attesa di risposte in merito si inviano cordiali saluti.