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Le scriventi organizzazioni sindacali esprimono serie preoccupazioni in merito alla notizia che circa settanta detenuti “giovani adulti”, provenienti da tutta Italia e in carico alla giustizia minorile, presumibilmente i più problematici e poco inclini alle regole, potrebbero essere trasferiti per un periodo di tempo a ns. avviso abbastanza lungo, presso la Casa Circondariale di Bologna "Rocco D'Amato"
Onestamente all'inizio eravamo scettici nel credere ad una “fantasiosa” notizia del genere....ma la visita del Capo della Giustizia Minorile presso la casa circondariale nella giornata di lunedì ci fa pensare che tale notizia sia abbastanza fondata e, riteniamo che tale decisione non tenga conto di importanti criticità già esistenti nella struttura e nei servizi offerti
Se tale notizia fosse confermata chiediamo, con urgenza a tutte le autorità in indirizzo, dove verranno ubicati tali giovani adulti, visto che la “Rocco D’Amato” ospita oltre 850 detenuti a fronte dei 490 posti disponibili e che, sempre più spesso, viene chiuso l’ingresso per i nuovi giunti. Tutto ciò comporta difficoltà quotidiane nella gestione dell’Istituto, con il rischio concreto di compromettere ulteriormente la sicurezza e il benessere dei detenuti e degli operatori e senza contare che l’intero distretto dell’Emilia Romagna soffre di un sovraffollamento di oltre il 130%
Come si vorrà organizzare l'istituto al fine di non avere commistione tra giovani adulti ed adulti considerando le problematiche organizzative legate alla gestione dei servizi essenziali, come quelli sanitari, educativi e di supporto psicologico oltre a tener conto che vi è la presenza di un unico reparto colloqui, un unico polo specialistico, un'unica area pedagogica, un unico locale per l’accesso o l’uscita dei detenuti dal locale matricola, e soprattutto chi dovrà gestire tale popolazione detenuta visto che il personale della casa circondariale non è specializzato alla gestione dei minori.
Questo modus operandi, che tralascia la mancanza di separazione, metterà ancora di più a rischio il percorso rieducativo dei giovani detenuti, che saranno costretti a convivere con reclusi più anziani, spesso criminali con una lunga esperienza.
Questo contesto rischierà di trasformare, ancora di più, il carcere in una “scuola del crimine” piuttosto che in un luogo di rieducazione.
Per quanto sopra chiediamo, alle autorità in indirizzo, specifiche su tali intendimenti che preoccupa non poco queste organizzazioni sindacali sia per quello che sarà la futura organizzazione del lavoro dell’Istituto e sia per valutare le tantissime conseguenze negative che scaturirebbero da tale decisione per la sicurezza e l’ordine dell’Istituto oltre che dal punto di vista della salvaguardia del Personale che ultimamente, sempre più spesso, e costretto a ricorrere alle cure dei nosocomi di zona a seguito di aggressioni.

SAPPE    SINAPPE      OSAPP      UIL PA          U.S.P.P           FNS CISL          CGIL
Riggio     Salzano S.     Ranno I. Maldarizzi D. Catalano G.        D’Amore          Soletta A.


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